Giuseppe Venturiello e il potere delle scelte
In occasione del suo speech al Meeting Trimestrale per i clienti coaching, ho invitato il nostro coach Giuseppe Venturiello nella sala Redazione e sono entrata a gamba tesa chiedendogli di raccontarci qual è stata la storia del suo successo, che ruolo hanno avuto la formazione e l’ambiente. Senza perderci in convenevoli, ecco cosa ci ha detto.
Persona di successo non si nasce ma si diventa, il successo si costruisce, non è preconfezionato. Scegli di fare ciò che ti piace e fallo nel migliore dei modi.
Quanto pesa la forza del sogno e quanto le competenze tecniche?
Il 90% dipende dal sogno, dalle tue convinzioni e il resto dalla tecnica.
Le convinzioni generano le motivazioni, le motivazioni spingono le azioni e queste portano i risultati.
Quando si passa all’azione entra in ballo la competenza tecnica: parlaci un po’ del tuo speech durante il Meeting Trimestrale.
Innanzitutto il successo senza competenze è impossibile da raggiungere. Viviamo in un mondo in continua e rapida trasformazione e qual è il modo migliore per acquisire competenze se non essere uno studente per tutta la vita?
Sentirsi sempre studenti, non sentirsi mai arrivati, avere sempre la curiosità e la voglia di apprendere. Nel mio intervento prima ho detto che “l’apprendimento alla lunga paga i più alti interessi, come un tesoro che accompagna il suo proprietario ovunque”. Purtroppo, non basta acquisirlo ma è necessario coltivarlo come un fiore per non farlo sfiorire. Nell’apprendimento, se ti fermi in realtà con il tempo vai indietro, il che è ancora peggio.
Bisogna acquisire sia soft skills che hard skills e su queste ultime noi coach con la visione di Tiziano e il supporto del reparto IT abbiamo ideato il Business Controller, lo strumento che permette di monitorare i vari livelli di produttività grazie a diversi indicatori, ogni giorno, settimana, mese, anno. Il professionista può capire se sta lavorando bene, su quali competenze deve migliorare e anche per noi coach è altrettanto fondamentale perchè quando hai un cruscotto del genere puoi capire, misurare e correggere la mira.
Per la tua esperienza, quanto incide l’ambiente?
Non posso fare a meno di risponderti con una frase del mio mentore nonché attuale coach, Tiziano, che per primo mi ha trasferito l’importanza della formazione nel mio lavoro. Lui dice sempre che “le persone formano l’ambiente e l’ambiente forma le persone” e se ci pensiamo già qualche anno fa Immanuel Kant diceva che ognuno di noi è il frutto del suo ambiente, quindi l’ambiente che scegli determinerà le strade che poi percorrerai.
Tranne l’ambiente familiare e la scuola, che per primi formano la nostra versatilità e il nostro spirito di adattamento, nella vita personale e professionale siamo noi a scegliere l’ambiente di riferimento e da quali modelli di persona vogliamo circondarci, a seconda dei sogni che vogliamo realizzare.
Quali erano i tuoi sogni da piccolo?
Dai 7 agli 10 anni volevo fare il pilota di Formula 1 e andavo spesso al Kartodromo vicino casa nostra…finchè mia madre, da buona insegnante, mi ha fatto capire che la velocità non è solo affascinante ma anche pericolosa e mi ha indirizzato verso gli studi. Così è successo che l’ambiente familiare ebbe la meglio sul mio sogno, plasmandolo prima all’età di 12 anni, in cui il mio sogno era diventare medico, poi a 16 anni decisi di voler insegnare: entrambi soddisfacevano la mia voglia di aiutare gli altri. Penso infatti che queste professioni, come quella di coach, rispondano alla missione di aiutare gli altri nel migliorarsi costantemente.
Le decisioni ti cambiano la vita, a scapito di qualsiasi impedimento, anche degli ostacoli all’apparenza più grandi di noi, come quando a 20 anni, iscritto alla facoltà di Lettere Moderne, ho deciso comunque di prendere l’aereo che mi avrebbe portato a Londra per frequentare un semestre Erasmus. Era il settembre 2001 e devo ancora dire grazie ai miei genitori per l’enorme fiducia che hanno sempre avuto nei miei confronti.
Oggi mi rendo conto di quanto sarebbe stata diversa la mia vita se non fossi stato così ostinato: a Glasgow ho incontrato tante persone che si sono rivelate dei compagni di viaggio eccezionali, partiti da zero ma affamati di successo e con i quali ho creato un ambiente vincente di scambio continuo; a Glasgow ho imparato il rigore della disciplina, dato che la borsa Erasmus non era sufficiente e ho sempre dovuto lavorare come “cleaner” (addetto alle pulizie), oltre a dare gli esami e…anche fare tardi la sera ovviamente!
Come sei approdato nell’immobiliare?
Tornato a Bellizzi dopo il periodo Erasmus, oltre a portare avanti gli studi cercavo lavoro e un mio amico per la prima volta mi parlò di un’agenzia immobiliare che cercava personale. Ti dico com’ero messo: non sapevo neanche cosa fosse un’agenzia immobiliare!
Lasciai il cv, una ragazza mi fissò il colloquio con il titolare e andò bene, quindi iniziai l’indomani. In realtà non sapevo davvero nulla del mestiere, oltre a non avere neanche una giacca e una cravatta nell’armadio, partivo proprio da zero!
E’ proprio vero che la fortuna aiuta gli audaci: la ragazza grazie a cui feci il colloquio è diventata poi la mia attuale socia, dotata di una passione smisurata per il nostro lavoro.
E’ stata dura? No, di più. Iniziai senza sapere nulla ma macinando chilometri alla ricerca di incarichi che per un intero anno non arrivarono. Penso che un altro ragazzo della mia età avrebbe mollato pensando di non essere tagliato per questa professione. Io andai avanti perché avevo deciso che volevo diventare un bravo agente immobiliare e la mia perseveranza fu premiata con l’arrivo dei primi incarichi di vendita che diventarono sempre più numerosi.
La conferma arrivò già in occasione del mitico incontro con Tiziano in un’agenzia di Salerno, che non potrò dimenticare: rimasi colpito da questo giovane formatore toscano di 38 anni, che mi travolse con la sua carica di entusiasmo e fece scattare in me l’obiettivo di lavorare al suo fianco come formatore per rendere lo status dell’agente immobiliare sempre più professionalizzante.
Dopo varie vicissitudini – quale libero professionista non ne ha? – mi sono messo in proprio nel 2006 e sono andato avanti nel mio percorso di formatore e coach tenendo sempre bene in mente quale era il mio obiettivo: non essere il migliore agente, ma essere migliore ogni giorno rispetto a quello che ero il giorno prima, sicuramente diverso dagli altri.
Naturalmente, anche la mia strada non è stata priva di ostacoli ma, come dico sempre, non ci si può aspettare l’assenza di ostacoli, la grande forza consiste nell’avere un sogno più grande delle tue scuse e dei tuoi ostacoli.
Le tue scelte di agente immobiliare hanno gettato delle solide basi per il tuo business?
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